Visto d’ingresso:
la rete diplomatico-consolare saudita rilascia visti d’ingresso per affari, familiari al seguito, transito o pellegrinaggio (Hajj o Umrah). I visti d’ingresso non vengono rilasciati all’aeroporto o alla dogana. La validità dei visti per affari va da uno a sei mesi. I visti per turismo sono emessi solo per viaggi collettivi “group tours” preventivamente approvati. I visti di transito sono rilasciati ai passeggeri che intendono proseguire il viaggio con un volo entro le 12 ore successive senza lasciare l’aeroporto o fare altra tappa nel Paese. Sia i visti turistici che quelli di transito sono validi per una sola entrata (ed uscita) dal Paese.
Tutti gli stranieri devono ottenere il visto per entrare nel paese tranne:
· i cittadini dei paesi del Consiglio di Cooperazione dei Paesi del Golfo (il Regno del Bahrein, lo Stato del Qatar, il Sultanato di Oman, lo Stato del Kuwait e gli Emirati Arabi Uniti);
· i residenti titolari di visti di uscita/re-ingresso.
Il visto d’ingresso è stato rifiutato a persone che sono nate in Israele o vi hanno viaggiato o vissuto.
I visti sono concessi esclusivamente su richiesta di un garante saudita (sponsor). L’Ambasciata d’Italia ed il Consolato Generale d’Italia a Gedda non possono sponsorizzare i privati cittadini per l’ottenimento del visto d’ingresso.
Per lasciare l’Arabia Saudita i residenti devono disporre di visto di uscita o uscita/re-ingresso. Esso non è richiesto ai viaggiatori temporanei e viene apposto su autorizzazione dello sponsor.
Si raccomanda di verificare attentamente la scadenza del visto apposto sul passaporto. L’indicazione della scadenza in cifre arabe e secondo il calendario islamico si presta infatti ad errore. Il mancato rispetto della data di scadenza del visto determina l’impossibilità di lasciare il territorio saudita, se non dopo aver pagato una forte multa e ricevuto la relativa autorizzazione del Ministero degli Affari Esteri saudita.
La moglie italiana di un cittadino saudita, le figlie maggiorenni di padre saudita ed i figli italiani di padre saudita, prima di compiere l’età di 21 anni, possono lasciare il paese solo se autorizzati dal padre oppure da un familiare autorizzato a ciò. In casi particolari, l’Ambasciata d’Italia può intervenire presso il governo Saudita per facilitare il rimpatrio di una cittadina italiana, ma non può ottenere il permesso di rimpatrio dei minori senza il consenso del padre saudita.
rapporti di lavoro
Il contratto di lavoro specifica le ore lavorative giornaliere, i giorni lavorativi settimanali, i giorni festivi, le vacanze ufficiali e regolari. Spesso i passaporti dei residenti, lavoratori nel paese, sono custoditi dallo sponsor durante il soggiorno; il lavoratore dispone ai fini del proprio riconoscimento del permesso di soggiorno (Iqama).
Il lavoratore non può tuttavia lasciare il paese senza il consenso del proprio sponsor che deve a tal fine restituirgli il passaporto e richiedere l’apposito visto di uscita o uscita/re-ingresso. Gli uffici consolari italiani assistono i lavoratori in caso di difficoltà nel lasciare il paese, fatti salvi gli obblighi contrattuali che essi hanno sottoscritto.